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venerdì 29 gennaio 2016

#Intervista a Francesco Sicheri




1-Grazie per aver accettato l’intervista. Possiamo darti del tu?
Ovviamente si, anzi sentitevi obbligati a farlo. Grazie a voi per avermi concesso questo spazio.

2-Spiegaci chi sei, che lavoro fai, cosa ami fare nella tua vita?
Ho 27 anni e da più di 20 vivo a circondato dalla musica. Sono fortunato al punto da lavorare nella comunicazione e nell’informazione per il settore musicale da più di sei anni, fin da quando mi sono iscritto all’università e ho cercato qualche occupazione saltuaria per racimolare qualche soldo extra. Ho lavorato, e lavoro, come giornalista freelance, da poco ho anche iniziato a collaborare con una realtà di organizzazione eventi che si occupa di portare sui palchi alcuni fra i più importanti artisti italiani. Spesso scrivo per lavoro, e spesso scrivo di musica, per la quale nutro da sempre un amore smodato. Insomma, sono una persona fortunata.

3-Dicono che i colori rivelano il carattere di una persona. Qual è il tuo colore preferito, e cosa può dirci di te?
In tutta onestà non ho mai pensato al mio colore preferito. Su due piedi mi viene da dire “verde”, ma non ho davvero idea di cosa questo dica di me. Provate a spiegarmelo voi.

4-Tre aggettivi per descriverti
Testardo, pignolo e testardo.

5-Come dicono di te gli altri?
Che sono una vera seccatura e spesso hanno ragione.

6-Il giorno più bello della tua vita?
Quello che verrà.

7-Una cosa che ti rende felice?
Un buon album in cuffia e una buona sudata allenandomi sul campo da basket.

8-Tre persone che stimi?
Non so rispondere, è una domanda troppo complessa per essere riassunta in soli tre nomi.

9-Sei mai stato deluso/a?
Costantemente, è parte della vita.

10-Hai tatuaggi?
No, non ne sono un grande amante. La mia ragazza ne ha tre però.

11-Cos’è per te la scrittura?
Dipende. A volte è una coperta calda, altre volte è un risveglio ghiacciato. Capita di sentirsi a proprio agio in entrambe le situazioni.

12- A quali scrittori ti ispiri?
Verne e Melville su tutti, ho una vera ossessione per i loro lavori. Adoro Zafon e Hugh Howey, credo infatti che la trilogia “Wool-Shift-Dust” sia una delle più affascinanti e coinvolgenti produzioni letterarie dei nostri tempi. Fra gli italiani Umberto Eco, Edoardo Nesi e Gianrico Carofiglio sono fra i miei preferiti, con una devozione particolare per Eco.

13-Quando scrivi di notte o di giorno?
Durante il giorno lavoro, pertanto quando posso, spesso la mattina molto presto o la sera tardi. Non sono uno che dorme molto.

14-Ti definisci uno scrittore impulsivo o riflessivo?
Riflessivo. D’impulso prendo solo tanti appunti.

15-Scrivi a mano o al computer?
Prima a mano, poi riporto tutto su computer.

16-Quando hai scritto il tuo primo libro?
A 25 anni.

17-Da piccolo volevi fare lo scrittore?
Volevo fare il giornalista sportivo.

18-Pensi che la scrittura possa trasformarsi in un lavoro?
Al giorno d’oggi non ne sono sicuro. Il futuro della lettura è molto incerto, soprattutto in Italia, e pertanto lo è anche quello della professione “scrittore”. Se si è fortunati, e si sanno creare le occasioni adatte, può capitare di incontrare le persone giuste e finire fra gli scaffali giusti. Se questo non accade la scrittura rimane una passione, non c’è nulla di male nell’accettarlo e si possono scrivere comunque dei grandi libri.

19-Per scrivere ti preparo una scaletta? Se si poi la segui?
Preparo molte scalette che poi disgrego in fase di lavoro.

20-Scrivi in ordine cronologico?
Non ho un ordine, solitamente scrivo per blocchi tematici, ma non necessariamente nell’ordine di successione che poi va a comporre lo scritto finale.

21-Hai un luogo in particolare dove ami scrivere?
Il mio studio, dove solitamente posso alzare il volume su qualche buon disco e lasciarmi andare.

22-Parlaci dei tuoi libri/libro?
Il mio primo (e per ora unico) romanzo è una storia d’azione e d’avventura, sorretta da una trama d’amore che si muove nel Kentucky rurale di uno sperduto paesino in un imprecisato momento della prima metà del ‘900. È una storia in cui la musica ha una parte importante, soprattutto su un piano più strutturale del libro, e riserva diversi colpi di scena.

23-Il tuo libro/libri sono auto pubblicati o editi?
Editi, per quanto purtroppo non posso dire di aver avuto grande supporto “creativo” da parte dell’editore in fase di pubblicazione.

24-Cosa pensi dei self?
Credo sia un buon modo per farsi conoscere, non credo sia un’alternativa all’edizione, che ritengo invece un processo di creazione che comprende diverse menti al lavoro sull’opera. Credo quello dell’edizione sia un “processo” ancora fondamentalmente necessario per la buona riuscita di un romanzo. Ciò non vuol dire che tutti i libri editi siano buoni prodotti e che tutti i libri “self” siano cattivi prodotti. Sono due cose diverse.

25-Cosa pensi di chi paga per farsi pubblicare?
Che non si può fare di tutta l’erba un fascio, e che ci sono libri molto validi anche fra quelli usciti con pagamento dell’autore. In generale non mi piace l’idea e non l’ho mai considerata quando ero alla ricerca di un editore.

26-Per pubblicare con una grande CE serve avere delle conoscenze o ci si può arrivare solo con le proprie forze?
Le conoscenze giuste sono una proiezione del proprio modo di porsi, quindi anche arrivare ad averne vuol dire contare sulle proprie forze e sulle proprie capacità. Spesso serve una mano per giungere a far conoscere la propria opera a chi di competenza fra i grandi nomi, ma niente viene solo grazie a fortunate coincidenze.

27- Ami i social network? Per un autore sono croce o delizia?
Oggi è fondamentale essere presenti sui social. Personalmente non appena posso mi assento, li considero tempo tolto alla scrittura e ad attività molto più produttive. Credo ancora in una realtà “social” più tattile e di conoscenza faccia a faccia. Su un piano promozionale invece sono oggi l’unico vero mezzo per ragginugere le persone.

28- Com’è il tuo rapporto con i lettori?
Chiunque si prenda il tempo di leggere e commentare le mie opere merita la mia gratitudine, anche quando il commento è negativo. Se le critiche sono ben pesate e ponderate in maniera produttiva, sono soltanto da accettare e da sfruttare per crescere. Quindi grazie a chiunque abbia speso il proprio tempo libero con il mio romanzo.

29- Una domanda un po’ peperina, se una grossa casa editrice ti contattasse perché interessata a pubblicare qualcosa di tuo, ancora inedito, e ti dicesse che però dovresti stravolgere il tuo lavoro e fare un po’ come vogliono loro per riuscire a vendere più copie, tu accetteresti?
Tutto dipende da che cosa si vuole trarre dalla scrittura. Io accetterei, e non mi vergogno a dirlo. Questo perché se si vuole pagare l’affitto con il proprio lavoro serve anche trarne profitto, e senza vendite è impossibile. Se stravolgere un proprio scritto aiuta ad avviare una carriera lavorativa come autore, è una scelta valida tanto quanto quella di non voler scendere a compromessi. Se pubblicare con una grande CE può riservare una vetrina diversa anche per futuri lavori che altrimenti non vedrebbero mai la luce di uno scaffale in bella mostra, è più che lecito intraprendere questa strada. Non sopporto chi dice che non si “abbasserebbe mai al fare cose simili” per la semplice paura di essere onesto. Chi scrive lo fa per essere letto, e bisogna essere sinceri in questo: più persone leggono, più lo scrittore può provare a guadagnarne e a vivere della propria attività.

30- Quali sono le difficoltà più grandi che hai incontrato (e che stai incontrando) nella promozione del tuo libro?
L’assoluta indifferenza nei confronti di ciò che non è già noto e famoso. Supportare gli emergenti è una scommessa che pochi decidono di fare. Questo in Italia come all’estero (noi italiani siamo sempre bravi a lamentarci esclusivamente del nostro paese e guardare all’estero come al paradiso), nella scrittura così come in altre forme di espressione artistico-creative.

31- Quanto è importante secondo te la promozione per il successo di un libro?
Fondamentale. Nell’era digitale e dell’accesso istantaneo all’informazione, un’appropriata comunicazione è qualcosa di vitale per la sopravvivenza e diffusione di ogni prodotto creativo.

32-Cosa consigli ad una persona che si affaccia nel mondo della scrittura?
Di comprarsi una buona caffettiera, lasciare i romanzi alle proprie pagine, di trovarsi un lavoro retribuito per vivere e potersi quindi permettere di scrivere.

33-Cosa o chi ha ispirato la storia che hai scritto?
Il grande Lebowski dei Coen

34- I personaggi sono reali o inventati?
Tutto è inventato, ci sono molte citazioni di vario genere, ma è tutto fittizio.

35-Chi ti ha sostenuto in quest’avventura?
La mia fidanzata, senza di lei avrei finito il libro e l’avrei chiuso in un cassetto.

36--Ultimo libro letto?
The amazing adventures of Kavalier and Clay di Michael Chabon.

37-Che genere leggi?
Tutti all’infuori della saggistica politica, quel genere mi irrita particolarmente.

38-Da cosa scegli un nuovo romanzo da leggere, non so copertina, trama, autore ecc.?
Copertina in primis, trama subito dopo.

39-A quale autori non sai rinunciare?
Troppi.

40- Di cosa hai paura?
Di morire in preda ai “se”.

41-Dove vorresti vivere?
Dovunque posso coltivare i miei progetti. Senza obiettivi da perseguire è meglio morire.

42-Hai altri hobby oltre la scrittura?
La musica. Suono fin da quando sono bambino e sto lavorando ad un album che ho nel cassetto da qualche tempo.

43-Qual è il tuo sogno più grande?
Una Mustang Shelby GT500 del ’67… o forse fare due tiri al campetto con 
Michael Jordan. Diciamo che stanno alla pari.

44-Ti piacciono gli animali?
Molto. Ho un Setter Inglese di otto mesi di nome Lois, e a casa dei miei un Golden Retriever di quattro anni che si chiama Raya. Entrambe troppo dolci per essere sgridate quando scoperte con il muso in qualche piatto.

45-Credi nella magia e nel paranormale?
No. Mi divertono molto, ma non riesco a crederci.

46-Come ti immagini tra vent'anni?
Con tanti capelli bianchi e sempre meno tempo per fare tutto ciò che voglio.

47-Libro preferito ed autore preferito? Perchè?
Viaggio al centro della terra, Jules Verne, perché mi ha permesso di trovare la mia strada quando credevo di non averne una.

48-A che età ha iniziato a leggere? E con quale libro?
Ero troppo piccolo per ricordare il titolo. Sono sicuro che fra i primi libri ci fossero anche alcuni volumi di medicina di mio padre, che ricopiavo meccanicamente e senza alcuna cognizione di significato quando mi mettevo vicino al lui mentre studiava.

49-Progetti per il futuro? Un nuovo libro nel cassetto?
Sicuramente un nuovo libro, ho tante idee e devo soltanto capire dove dirigere il lavoro.

50-Che consiglio daresti agli autori che stanno leggendo questa intervista?
A chiunque altro di fidarsi ogni tanto di qualche emergente. Agli autori di non perdere tempo a leggere queste cose e di rimettersi a scrivere, è molto più utile.



 Grazie a Francesco per l'intervista!

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