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lunedì 12 dicembre 2016

Inoculum di Lorenzo Gaetani [SEGNALAZIONE]



Titolo: Inoculum
Titolo della saga: La Lunga Notte di Greendale
Autore: Lorenzo Gaetani
Facebook: Lorenzo Gaetani – Cantastorie di Professione
Casa Editrice: Autopubblicato
Genere: Fantasy, Dark
Numero pagine: 550/600
Prezzo ebook: 0,99 euro
Prezzo cartaceo: Non disponibile
Link d’acquisto ebook: https://www.amazon.it/dp/B01MYP5FAA
Link d’acquisto cartaceo: Non disponibile
Sinossi:
Inoculum è un romanzo fantasy dai toni dark che vi farà immergere nelle vicende che portarono alla lunga notte di Greendale. Le vicende ruotano intorno a diversi personaggi: c’è Alys, che dopo il furto dell’artefatto affidato alla sua custodia farà di tutto per recuperare l’enigmatico oggetto alieno dalle mani dell’organizzazione, ci sono Jester e il maestro Ben: l’esperto di arti arcane che si è scontrato contro la temibile guardiana, il primo, e un addestratore di schiavi che cerca di scalare la gerarchia dell’organizzazione, il secondo. C’è anche un gruppo di ragazzi che assiste inconsapevolmente agli effetti dello scontro tra la setta e gli agenti governativi attraverso i lenti ma terribili cambiamenti che iniziano a mutare il volto della città, i rapporti tra le persone e persino loro stessi.

Biografia:

Lorenzo Gaetani è un autore dal cuore fantasy che però ha coltivato la sua passione per creare intrecci narrativi tramite diversi sottogeneri e soprattutto diversi mezzi. All’inizio si dedica alla lettura, soprattutto grandi classici come “I Ragazzi della via Pal” o “Dracula”, fino ad arrivare a grandi capolavori del fantasy vero e proprio come “Il signore degli Anelli”. Poi arriva il contatto con i mezzi di narrazione più moderni, le introspettive produzioni di animazione giapponese che spuntano su un giovane canale al di fuori del circuito Mediaset/Rai, ovviamente si parla di MTV e la sua Anime Night. L’introspezione, la cura del dettaglio, i complessi rapporti umani e i personaggi dal carisma unico danno a questo autore un nuovo punto di vista sull’arte della narrazione. A questa nuova passione ben presto si affianca quella del recentissimo mondo dei videogiochi, mondi immersivi che possono essere esplorati ed ancora un nuovo metodo di narrazione, seppur ancora estremamente acerbo, che implica l’interazione tra il giocatore e il mondo creato dagli sviluppatori. Tutti questi spunti vengono studiati e interiorizzanti al processo creativo da parte dell’autore dando alla sue opere una bella mole di contaminazioni esterne al mondo della lettura.

Estratto:


Il sentiero che si addentrava nella foresta era delineato dalla frequentazione dei turisti.Era una delle parti più belle del parco, quasi incontaminata. L'acqua scorreva pulita su un letto di limo e rocce; anche la cascata era sempre un bello spettacolo, più nei giorni assolati. Di notte offriva più scorci inquietanti che incantevoli; la distesa di alberi ingoiati dall'oscurità li circondava completamente.Aleggiava un'atmosfera cupa che li faceva scattare ad ogni rumore. Stacy aveva provato a chiamare l'amica ma non era arrivata nessuna risposta. Continuarono a camminare cercando un segno.Lo trovarono tra i cespugli. Una torcia quasi spenta. Stacy disse che doveva essere un segnale degli altri, quelli che facevano festa a parte.«Se è andata da loro è di qua.»«Vogliamo andare a controllare?»La ragazza fece una smorfia fissando nel piccolo spiraglio in mezzo ai cespugli.«Forza, andiamo, ma lascia parlare me.»«Ricevuto, io ti copro le spalle, bambola.» No, termine sbagliato, stai calmo.Ma Stacy non ebbe nessuna reazione. Proseguì facendosi largo tra le fronde.Dopo una cinquantina di metri trovarono un'altra fiaccola: questa era spenta del tutto. Un'altra cinquantina di metri, altra fiaccola spenta. Più avanti si vedeva un chiarore sugli rami più alti, proprio davanti a loro. Non avevano ancora una visuale chiara, era un posto davvero nascosto.Stacy si fermò e si voltò a guardarlo. Leggero cenno del capo. Non capì se servisse a calmare lui o se stessa. Continuarono.Dylan non sapeva che aspettarsi, era agitato ma anche molto curioso. Quando furono quasi alla fine della curva intravidero il falò; era più piccolo del loro ma irradiava comunque un'intensa luce arancione. C'erano delle figure tutt'intorno. Molte sembravano vestite con strane maschere e mezze nude. Riconobbe nelle maschere le sembianze di animali selvatici. Un paio di capre, un cervo, quattro lupi e due felini. Avvicinandosi notò che erano piuttosto nudi. Maschi e femmine in ugual modo. Alcuni ballavano stancamente, altri stavano praticando atti sessuali nelle più svariate posizioni e combinazioni; nemmeno la pagina iniziale di Pornandyou vantava tanta roba. L'alcol e il fumo avevano prevenuto ogni imbarazzante alzabandiera. Non era sicuro di esserne felice; un po' gli sarebbe piaciuto unirsi a quella festa.Arrivati in prossimità del piccolo spiazzo si guardarono bene intorno. Dylan non riconosceva nessuno ed era abbastanza distratto dall'inusuale spettacolo. Stacy non faticò a individuare l'amica. Era sulla loro destra. C'era una specie di palchetto, una tavola molto larga appoggiata su due rocce. Sopra c'era Lamark seduto su una sedia. Era nudo. Erano entrambi nudi. Penny inginocchiata si dava parecchio da fare con la bocca. Ci metteva una foga sconvolgente, quasi animalesca.Lamark praticamente giaceva esausto, le braccia stese, le gambe larghe totalmente rilassate. Gli occhi socchiusi in quella che immaginò essere estasi di piacere.Stacy scattò a passi lunghi e ben distesi verso di loro, Dylan la seguì in ritardo. Si era incantato su un'altra accoppiata, una tipa strabona si era “impalata” sul tizio cervo e ci stavano dando dentro di brutto. Non era la cosa in sé; piuttosto, non riusciva a capire se fosse effettivamente una gran gnocca o avesse, lui, il cervello fottutamene annebbiato. Ma Stacy era saltata via in un lampo e l'aveva seguita quasi inciampando su una roccia. Solo a quel punto si era accorto di Penny e Lamark. Ci rimase male vedendola così, devota ad un uomo che non fosse lui.Aveva un'energia selvaggia e primordiale, estremamente sensuale. Qualcosa reagì in lui, batté un colpo nel suo petto. Non ci si soffermò.Iniziò a sentire il disagio. Anzi, era totalmente a disagio. Seppure divorato dalla voglia di saperne di più.Perché questa cosa? Cos'altro avranno fatto, così rintanati lontano da tutti? Ma, soprattutto, poteva pa... SBAM! «Ma che ca...?!»Si era scontrato con Stacy facendole perdere l'equilibrio. Un paio di passi incerti e si era ricomposta. Una tipa spuntata da chissà dove aveva bloccato la loro corsa, li fissava negli occhi in modo inquietante.Aveva un mantello con cappuccio marrone. Sotto, portava solo della specie di biancheria intima molto grezza. Sembrava di pelliccia: non avrebbe saputo dire se finta o vera. Aveva lunghi capelli neri, ondulati, che le uscivano dal cappuccio. Sul viso in ombra si vedevano dei segni pitturati: rune o simboli mistici. Stringeva uno strano bastone: intorno alla punta erano legate piume, foglie secche e alcuni frutti secchi. Noci, perlopiù.Era surreale stare lì a fissarsi vicino ai due focosi amanti. La donna mistica copriva gran parte dello spettacolo ma il sonoro si sentiva forte e chiaro.«Scusate l'intrusione ma riprendo la mia amica e ce ne andiamo.»«Questo è un sacro rito, tu conosci le nostre pratiche.» La sua voce era pacata e cadenzata, trasmetteva solennità. I suoi occhi erano fissi e terribili. Dylan dovette guardare i piedi scalzi; almeno così non sentiva la pressione di quello sguardo implacabile. Stacy reggeva stoicamente, la stava ammirando non poco. A breve l'avrebbe stimata ancora di più.«Senti, scusa, ci dispiace ma vogliamo solo recuperare i nostri amici, non vi disturberemo più.»«Non capisci? Recuperare i vostri amici è il peggiore dei disturbi.»«Andiamo, non è così grave; sono solo loro due, tutti hanno dato.»«Si sono uniti volontariamente poco prima che avesse inizio il rituale. Nessuno li ha obbligati ma sapevano le condizioni.»«Fammi indovinare… nessuno lascia il rituale finché non lo dici tu.»«Io sono stata scelta per presenziare questa sacra cerimonia, non la contaminerò con le vostre impurità.»Dylan alzò lo sguardo di scatto. Le ombre si erano mosse sul terreno, erano accerchiati. Non sembravano pericolosi ma non era decisamente una bella sensazione. Stacy stava perdendo i nervi saldi.«Ragazzi, non c'è bisogno di essere aggressivi! Non vogliamo creare problemi, è solo un attimo d'incomprensione.» Quelle parole gli uscirono a fatica, si era sforzato molto per non balbettare. Però sembrava una frase venuta bene nel complesso.Lo sguardo della donna lo trapassò come una lancia. Non abbassò gli occhi, ma solo perché non ne aveva il coraggio. Ce la puoi fare, non tremare e resta calmo. I battiti del suo cuore non si conciliavano con la facciata. La donna incappucciata fece un passo in avanti, lo puntò come un predatore. Stacy fece mezzo passo di lato.«Magari dovevi lasciar parlare lui.»«No non lo so, non volevo...»«Non ti scusare, sei stato garbato e hai cercato la via dell'accordo invece che del disaccordo, un'intenzione lodevole.» Allungò il braccio verso di lui e porse la mano.«Piacere, io mi chiamo Dylan, comunque» disse, stringendola. La stretta durò un secondo che gli sembrò lunghissimo. Scoppiarono le risate tra i tipi intorno a loro: chi non si sbellicava, sorrideva. Anche la ragazza sorrise. Dylan ritirò di scatto la mano in evidente imbarazzo.«E per te io sono la sacerdotessa Diana. In te ci sono poche impurità, lascia che scruti il tuo spirito.»«Boh, OK.» Annuì non capendo che volesse fare. La donna, mistica più che mai, diresse la mano al centro del suo petto. Rimasero in quella posizione per qualche minuto.«Sei agitato, ti senti minacciato?»«Mmmh, be’, non tanto, giusto un pelino.»«Non devi temere, qui nessuno ti farà del male, noi perseguiamo l'armonia.»«No, no, ma ci credo, mi diceva prima la ragazza... cioè, solo belle cose.»«Hai una vita tribolata. Il tuo spirito vorrebbe bruciare ma la tempesta ti opprime col vento e il gelo, no... non una tempesta, una tormenta incessante.»«Va be’, non me la passo così male, posso gestire…»«Non svalutarti, hai uno spirito raro che non si è estinto e non vede l'ora di spiegare le ali.»«Be’, grazie, non vedo il tuo di spirito ma dev'essere tanta roba anche lui.»Sorrise, un sorriso dolce e sereno. Ritirò il braccio. Li scrutò entrambi con occhi più amichevoli.«Incomprensione è la giusta parola, ma non vi lascerò interrompere questo sacro rituale.»«Ancora! Che dovrebbe succedere?!» Sbottò Stacy.«Sei tormentata dalle impurità delle tenebre, vedo egoismo e tristezza, vedo rabbia e frustrazione.» Fece una breve pausa. «Questo è un rituale di purificazione da quel genere di impurità con cui le tenebre ci avvelenano, tu ne avresti bisogno più di chiunque altro.»«Basta! Non me ne frega un cazzo del tuo rituale di merda! Voglio solo prendere la mia amica e andarmene!» Il tono di voce era diventato acuto e isterico.«Vedo che con te è inutile il dialogo, quindi sarò costretta a decidere da sola come procedere.»«Decidere tu? Ma chi sei?! Levatevi dai piedi e facciamola finita!»La sacerdotessa mistica, o quello che era, si voltò. Si avvicinò all'uomo con la maschera/elmo da cervo e gli sussurrò qualcosa all'orecchio, lui piegò la testa per sentire meglio; la riportò in verticale fermandosi un attimo a metà del movimento. Guardò per qualche secondo verso di loro. Le rispose annuendo.«I vostri amici si sono uniti di loro spontanea volontà al rito, quindi ne fanno parte. Voi due l'avete quasi interrotto portando turbamento. C'è solo un modo per risolvere la questione. Anche voi due vi sottoporrete al rito di purificazione. A quel punto potrete andarvene e portare i vostri amici con voi se lo desidererete ancora.»«Ma tu sei fuori! Io mi rifiuto di partecipare a un’orgia in mezzo al bosco!»«Ti prego, accetta questo consiglio e non aggravare la tua posizione.»«Accettare di essere stuprata da un branco di fanatici in mezzo a un bosco?! No, guarda, sono all'antica!»Diana tirò un sospiro. Fece un gesto repentino, uno scatto serpentesco. La sua mano strinse le guance di Stacy con una morsa micidiale. Le strattonò. I loro nasi erano a meno di un centimetro. La trafisse con uno sguardo infuocato. Dylan, che osservava, non avrebbe voluto essere al posto della ragazza.«Ora ascolta. Forse per te siamo solo pazzi ma crediamo in quello che facciamo e cerchiamo di vivere in armonia con la natura, con tutte le creature e con l'Universo, a differenza di voi. Voi che avete profanato questa sacra festa con i vostri vizi e gli egoismi. Sei piena di tenebra e ti purificherai, puoi farlo di tua volontà o possiamo obbligarti, questa è la tua sola scelta, adesso!»Le lasciò andare il viso con un movimento brusco. Stacy era impietrita. Aveva perso tutta la sua carica e ora sembrava una preda ferita messa all'angolo. I suoi occhi ancora su quelli dell'avversaria che l'aveva sconfitta. Un gesto della sacerdotessa e uno dei ragazzi che li circondavano s'incamminò.«Dài, Stacy, calmati, vedrai andrà tutto bene, adesso ci purifichiamo e ce ne andiamo, prendiamo Penny e Lamark, tutto a posto, sì, andrà tutto... a posto.» Dylan era andato. In tutto quel marasma di eventi ora emergeva trionfante quell'unico pensiero, esploso spazzando via ogni altra cosa, tipo l'airbag che ti colpisce con violenza all'impatto: il solo pensiero di dover scopare con Stacy lo aveva sopraffatto. O, magari, la misteriosa sacerdotessa. No, quella era troppo in alto, intoccabile. Poteva anche avere qualche altra ragazza, ce n'erano un buon numero, già spogliate e pronte, intorno.Non so come sono arrivato qui ma è fantastico! Quasi non ci credeva, era troppo bello.Sebbene tutto fosse dannatamente surreale il meglio doveva ancora venire; la sua fantasia galoppava ma non si sarebbe spinta così lontano e mai avrebbe predetto quello che stava per accadere.Stacy tremava. Dylan aveva cercato di calmarla ma ormai sembrava veramente un cucciolo spaurito.I suoi occhi vagavano incerti sul circolo che li intrappolava. Dylan fece un ulteriore tentativo. Stavolta, cercando di mantenere un'espressione e un tono seri al massimo.«Coraggio, Stacy. Facciamo quello vogliono e ce ne andiamo. Non succederà niente di brutto, è tutto OK.» Forse sarebbe bastato, ma aggiunse: «Sta’ calma e lascia che me la sbrighi io. Cioè, solo perché mi ha preso in simpatia.»Il ragazzo tornò. Aveva in mano due piccoli calici di legno decorati da curiose incisioni tribali di colore verde scuro; un tempo dovevano essere stati molto più lucidi. Erano pieni a metà con uno strano liquido; la quantità era simile a un paio di shottini a testa.La mistica incappucciata ne prese uno con la mano libera e glielo porse. Prese anche l'altro e lo allungò a Stacy, che lo afferrò con poca convinzione. Sapeva che genere di intrugli usavano e non le piaceva.«Bevetelo tutto in un sorso, solo così potrete iniziare a purificarvi e liberarvi delle tenebre.»Dylan osservò il liquido ondeggiare nel piccolo calice. Era verdastro, anche se nella poca luce del falò era difficile stabilirlo. Aveva uno strano odore, non proprio sgradevole, indecifrabile. Guardò Stacy.Improvvisamente non era tanto sicuro: se l'era immaginata come una fantasia, tipo video porno, tutto liscio come l'olio senza problemi. Quella era la realtà: provava paura, non come nelle fantasie. La ragazza ricambiò lo sguardo perplesso aggiungendoci ansia e preoccupazione. Diede uno sguardo alla sacerdotessa Diana: aveva un viso calmo, rilassato, fermo; non si fidava veramente di quella persona ma non sembrava davvero cattiva. Forse, erano strani e facevano orge nei boschi ma non erano cattivi, almeno finché non li si disturbava. Oppure, era una brava attrice, molto calata nel ruolo. Anche un po' spaventosa.«Va be’, allora io vado, mi fido, ci purifichiamo e pace fatta, OK?» Un lento movimento con la testa e un sorriso affabile furono la risposta. Un'ultima rapida occhiata a Stacy e lo mandò giù in un solo breve sorso. Lei lo imitò ma con molta meno convinzione; era più intimorita dagli sguardi minacciosi che le si erano puntati addosso che vogliosa di farlo. Erano severi e la facevano sentire sotto giudizio.«Bleah! Ma che schifo! Ma che cazzo c'era, piscio di renna?!» Sbottò Dylan.Scoppiarono tutti a ridere. Strappò un sorriso anche alla sacerdotessa. La risata fu rinvigorita dall'espressione di disgusto di Stacy. Anche lui rise, vedendola. Era troppo buffa con gli occhi stretti e quella smorfia infantile.«Ma… cioè, dovrebbe succedere qualcosa? Che altro c'è da fare nel rituale?» Chiese Dylan.«Apri la mente, lascia che l'energia scorra attraverso di te. Come l'energia inizierà a scorrere purificherà il tuo spirito liberandolo delle impurità che hai accumulato durante il regno delle tenebre.» Ribatté la donna.«Sì, OK, apro la mente e... boh, io non sento niente.»«Concentrati, chiudi gli occhi e respira profondamente.»Seguì il consiglio. Continuava a sentire ben poca energia scorrere. Rimase così ancora per qualche minuto.«Che devo dirvi?! Io non sento niente, sto come prima, che ne so, avrò fumato troppo e s'è sballata pure l'energia.»«Sei più speciale di quanto pensassi.»Sentì dei movimenti e riaprì gli occhi guardandosi intorno.Stacy si teneva la mano con la testa e sembrava incerta sulle proprie gambe. Un ragazzo le si avvicinò ma lei si mosse per allontanarsi; un altro la raggiunse da dietro. Sembrò lottare ma le gambe la tradirono e accettò di buon grado il supporto. I due la tennero per le braccia e la condussero via.«No, aspe... perché sta così? Dove la portate?»«Non ti preoccupare, lei sta iniziando il suo percorso di purificazione.»«Sì, ma non è rassicurante, non è che quelli la stuprano, eh?»«Hai la mia parola che non le sarà fatto nulla che non voglia.»«Cioè, tu dici che adesso anche lei comincia a spogliarsi e fare cose?!»«Sei davvero pieno di luce, giovane Dylan; forse è il destino che ti ha portato qui, stanotte.»Dylan era ancora in apprensione per Stacy, si sentiva responsabile: sarebbe stata anche colpa sua se le fosse successo qualcosa. Però, quel potente e dominante pensiero ritornò a invadere la sua mente. Sesso. Avrebbe fatto sesso con una... forse anche più di una! Pole position!Sperava proprio di mantenere qualche ricordo per l'indomani.«Ma io non mi sento... sto a posto.»«Questo lo vedo, il tuo spirito è forte e puro, il tuo percorso sarà diverso, speciale.»«Va be’, però mi va di scopare, io lo voglio, non mi fa schifo.»«Credo che tu sia il candidato perfetto, la fortuna ti ha portato qui per una ragione, vieni con me!»«Ehm, ma… unirmi all'orgia non è proprio possibile? Perché ripeto, per me non ci sono problemi.»«No, tu non ti unirai a loro, tu sarai il nostro prescelto della serata.»Allerta! Alle armi! Allarme rosso, no, rossissimo! Questo genere di frasi spesso non portava a cose buone nei film.«Oh, non mi piace sta cosa! Armonia, pace, tutti amici. Prescelto di cosa? Non sarà qualche sacrificio rituale al dio cornuto?»«Non ti allarmare, ti ho dato la mia parola che non vi sarebbe accaduto nulla di male, abbi fiducia.»«Eh, cazzo, che parola! Le allusioni vaghe non nascondono mai belle cose, mai!»«Calmati e ascoltami. Chiunque, qui, avrebbe voluto essere scelto. Vedendo la tua energia ho capito che sei l'unico degno, tutti i presenti vorrebbero essere al tuo posto.»La sacerdotessa lasciò il bastone all'uomo cervo, poi, prese le mani di Dylan stringendole nelle sue; il suo tocco era gentile e amorevole. Lo guardava dritto negli occhi. Il ragazzo si calmò ma non era sicuro che fosse una buona cosa: forse, era meglio essere agitati.In effetti, al sentire pronunciare la parola “prescelto”, i ragazzi vicini si erano mostrati sorpresi: alcuni avevano sgranato gli occhi in modo evidente. Però, forse, lo volevano sgozzare e offrire a chissà quale divinità con la storiella: "Andrai in un posto migliore". Va’ tu in un posto migliore, io ho una vita davanti! Non ho nemmeno vent'anni! È tutto sbagliato! Perché siamo passati dall'orgia al sacrificio umano, perché?!Il subbuglio di pensieri gorgogliava nella sua mente ma quelle tiepide mani e quegli occhi penetranti lo rendevano mansueto. Gli sembrava di non riuscire ad agitarsi, forse per la roba che aveva bevuto.Passarono qualche minuto in quella posizione: lei chiuse gli occhi e fece un profondo respiro invitandolo a fare lo stesso senza parole: comunicava con l'espressività facciale. Riempì e svuotò i polmoni, dapprima rapidamente e mano a mano con più calma.«Vieni con me.»Nella sua testa c'era una guerra civile: da una parte i promotori della fuga per la vita, dall'altra, gli agguerriti sostenitori dell'andare fino in fondo. Tra le schiere dei secondi vi erano la sua eccitazione, la sua curiosità e tanti ormoni. Nelle schiere dei primi le forze erano costituite principalmente da istinto di autoconservazione, prudenza e paura. Nel trambusto l'alcol e il fumo erano caccia che sfrecciavano lanciando bombe sul campo senza distinzioni.Si lasciò guidare. La donna lo portò oltre il fuoco. Passando, prese una torcia da un mucchio; l’accostò ad una già accesa e proseguirono. Senza mai lasciargli la mano lo condusse verso il bosco.Camminavano adagio, percorrevano un piccolo sentiero che conduceva al fiume. Se non fosse stato così perso in pensieri e ipotesi avrebbe intuito la direzione.Doveva cercare di saperne di più, tuttavia, la situazione sembrava a suo favore visto che, in quel momento, sarebbe potuto scappare facilmente. Sicuramente, lei non aveva il fisico per fermarlo.La sacerdotessa/sciamana si fermò ed estrasse qualcosa da una tasca: una fiala con un liquido trasparente, rosato.
«Bevi questo, ti aiuterà.»«A fare cosa? Prima, magari dimmi che mi vuoi far fare!»«Ti assicuro che non te ne pentirai, giovane virgulto. Stanotte conoscerai il piacere di aver asservito qualcosa di più grande.»Era davvero scettico ma prese la fialetta da laboratorio.«Su, bevi» disse con un sorriso radioso.Forse era l'alcol o l'ultima cosa che aveva bevuto ma in quel momento gli sembrò che emanasse una tenue luminescenza. Stappò la fiala e buttò giù il contenuto; il suo cervello iniziava a rifiutare tutte quelle continue decisioni da prendere: si era chiuso nel suo ufficio con il cartello “non disturbare” appeso alla maniglia.Era inodore, incolore e pure insapore. Non era acqua, però; non aveva mai ingerito una sostanza simile. Diana non volle dire niente di più specifico; Dylan ebbe il presentimento che lei stessa non sapesse cosa fosse. Cambiò argomento alla ricerca di qualche informazione.«Insomma, voi fate spesso questo tipo di feste?» Ci fu un silenzio intervallato a rumori di foglie e rami spostati.«Questa non è una festa, la vostra è una triviale festa, noi qui compiamo un rito di purificazione e celebriamo l'inizio del nuovo ciclo.»«Oh... fico! Ma tu sei la gran sacerdotessa a capo di tutto?»«Noi non possediamo gerarchie in senso stretto, io mi limito a organizzare e fare in modo che non ci siano intoppi, non ordino o impartisco comandi nessuno.»«Ah... va be’, in fin dei conti non sembrate persone cattive.»«Solo perché viviamo diversamente dalla maggioranza dovremmo essere noi quelli in errore?»«Non so che dire, non ci ho ancora capito molto di tutta questa storia.»«Ormai manca poco.»Erano arrivati in prossimità del fiume; si riusciva a sentire il rumore della cascata.Sbucati dagli alberi si ritrovò sulla riva. Il torrente guizzava senza fare troppo rumore tra le rocce; in quella parte non era molto largo. Rifletteva la luna e il cielo. Il cielo pieno di stelle non sporcato dalle luci urbane. Era tutto davvero incantevole. Una catasta di legno a mo' di falò davanti a loro; Diana lo accese in basso con la torcia. Non ci volle molto prima che il fuoco prendesse a scoppiettare allegramente.Dylan non sapeva che pesci prendere: ormai, il suo cervello era un campo pieno di crateri e distruzione. Finalmente, gli lasciò la mano. Prese da terra una coperta, più simile a un soffice piumone che giaceva appoggiato a un albero. Sciolse la cordicella che lo teneva compatto e lo stese per terra a distanza di sicurezza dai guizzi delle scintille.«Adesso non ti resta che aspettare. Siediti qui. Non ci vorrà molto.» Fece un bel respiro.«Non ti preoccupa che possa scappare, eh?»«Non lo farai, ne sono sicura.»«Se lo dici tu… Allora io sto qui, aspetterò che si compia il rituale mistico»«Mmmh… Goditi la notte, giovane Dylan, e grazie dell'aiuto.» Si allontanò tornando da dove erano venuti.Dylan pensò subito di scappare, non era sicuro. Certo, era curioso, ma non aveva davvero voglia di aspettare chissà cosa. Avrebbe preferito stare a vedere nascosto tra i cespugli. Essere in prima linea, al centro della pista, no non faceva per lui: era un tattico, lui doveva stare nella tenda a ricevere le informazioni dagli scout. In cosa si era cacciato? Voleva alzarsi e andarsene. Le gambe non davano nessun segno di vita. Non risposero minimamente alla sua chiamata. Erano totalmente inerti. Aspettò qualche minuto; del resto, sembrava che non potesse fare altro. La testa iniziava a pulsare dolorosamente. Guardò in su verso le stelle: vedeva milioni di figure in quei puntini luminosi; non come i marinai dell'antichità, che se le immaginavano: vedeva proprio le stelle muoversi. Roteare, mischiarsi, contrarsi ed espandersi. Formavano oggetti, animali, facce! WOW, WOW! Incredibile. Pensò. Dovette tornare a fissare il fuoco davanti a lui. Gli erano quasi venute le vertigini.Anche il fuoco sembrava danzare in modo più assurdo e imprevedibile del solito; anche gli alberi sembravano distorti e mossi, come alghe sul fondale. Era tutto distorto e liquido. Guardò il fiume: il flusso veniva giù dalla sua fonte accarezzando la pelle dura della montagna. Era largo circa quattro metri, profondo almeno due metri, al centro. L'acqua, a differenza delle stelle, degli alberi e del fuoco, non vorticava confusamente: era limpida e serena.Fu proprio in quel momento che si accorse di qualcosa. Un'ombra mobile. La scorse sotto la superficie: sembrava un tronco, più grosso di un ramo, molto lungo. Si spostava con movimenti fluidi e lenti, controcorrente. Doveva essere quello che aveva bevuto. Allucinogeni di alti livelli, pensò. Lo fissò, incantato: era davvero elegante nella sua danza. Su e giù, ora più lontano ora più vicino.Che strano: ora si era girato verso di lui e sembrava che stesse puntandolo. Aspetta… mi sta puntando! E adesso esce dall'acqua! Cazzo, non dirmi che vengo sacrificato a un fottuto mostro marino! Non solo è un cliché trito e ritrito, ma che cazzo! Che puttana, Diana! Altro che “non ti preoccupare, stai calmo, fidati” e cazzate varie. Qui c'è da darsela a gambe! Ma le sue gambe erano lente e pesanti all'inverosimile. Anche le sue braccia sembravano restie al movimento. Sono fottuto. Pensò, mentre il mostro-ramo-tronco emergeva dall’acqua.Una strana testa: dei filamenti lisci e compatti riflettevano la luce del fuoco, grondavano acqua. Non era possibile capire dove avesse occhi e bocca: vista la forma allungata poteva essere una specie di grosso serpente. Aspetta, aspetta, ma che… Due braccia nude spuntarono tra i filamenti, fecero presa sulla terra. Quello che seguiva era un corpo umano, snello, tornito, il colore della pelle ricordava una bella abbronzatura sbiadita dalla lontananza dell'estate.Allora quelli erano... capelli! E, a giudicare dalla lunghezza, di donna, per giunta. Sì, erano capelli ed era chiaro che il mostro era solo una ragazza! Una donna, una bella donna.Bene, ora spunterà un bel cul... cosa? Dove ci doveva essere il sedere, be’... c'era qualcosa di veramente strano: come se le gambe fossero unite in un'unica estremità ricoperta di scaglie o squame: una grossa coda. Sembrava una sirena.Oddio, una sirena! Una fottuta sirena! Aspetta! Ma le sirene, nei miti antichi, non uccidevano i marinai?! Il sacrificio rituale tornò ad avere una bruttissima, alta probabilità nella sua testa. Finalmente avrebbe visto il volto umano della creatura poiché questa alzò la testa e si scostò i capelli fradici dal viso. Era incantevole.Aveva occhi verdi e brillanti, la pelle abbronzata. Lo fissò per un momento, poi, parlò, leggermente imbarazzata:«Scusa, ti dispiace se vengo lì vicino al fuoco? Sto morendo di freddo!»«Ma certo che no! Ci mancherebbe, p-prego.»Il piumone era enorme, ci sarebbe stata sicuramente; almeno, la parte umana, il resto, non sapeva dirlo. La ragazza strisciò fino a lui e si accoccolò sul piumone. Si sfiorarono i gomiti. Dylan tirò su il piumone per coprila.«Grazie, sei gentile.»Oddio, è così tenera! «Non c'è di che.»Stettero in silenzio a fissare il fuoco l'uno accanto all'altra. Era una situazione strana ma, ora, non sembrava più tanto sgradevole.«Ciao, comunque, io mi chiamo Dylan.»«Oh, ciao, scusa se non mi sono presentata, io mi chiamo Alys.»«Certo che, magari, dovresti evitare di fare il bagno di notte con questo freddo.»«Oh, sì, lo so, sono stata una sciocca, ma quando ho visto l'acqua così limpida mi è venuta troppa voglia di fare un bagno; mi stavo annoiando qui, tutta sola.»«Ah, be’, adesso ci sono io, qui. Gira voce che sia il tuo prescelto per il sacrificio.»«Cosa? Che stupida, Diana fa sempre quelle scenate da mistica, per lei è un gioco.»«Già... proprio.»«Scusala, a volte è così ambigua; se la conosci non è poi così male.»«Magari più in là, adesso vorrei conoscere meglio te, per esempio… cosa sei e che ci fai qui da sola? E perché mi ha portato qui?»«Oh, non ti ha detto proprio niente! Oh, quando esagera a fare la misteriosa non la sopporto neanch'io!»«Ehm, già.»«Scusa, ma non mi sembri del loro gruppo, non sei uno che frequenta il raduno del solstizio?»«Ehm, no, non proprio, vengo dall'altra festa, quella con più gente e meno orge.»Rimase piuttosto interdetta. Non capiva bene cosa fosse successo ma si fidava di Diana.«OK, comunque io sono... nemmeno te lo dico, credo sia evidente.»«Non ho mai incontrato una creatura mitologica, ovviamente. Pensavo che viveste in mare, però; hai risalito la corrente fino a qui?»«Cosa? No, noi odiamo il mare! Ma che hai capito?»«Certo, sei una sirena, ovviamente. Mezza donna, coda squamata, ovvio.» «OK, so che è buio ma ti sembra una coda da pesce? E poi, le sirene sono solo una leggenda! Almeno dimmi che sembro una lamia.»«Una lamia? Tipo donna serpente, mi pare?»«Ma è ovvio, no? Almeno conosci un minimo di mitologia antica, anche se a dire il vero non c’entro niente con la mitologia; sono più vicina al concetto di mutante.» La donna mosse la lunga coda, rifletteva la luce del fuoco. Era di uno splendido color verde-azzurro ed effettivamente era troppo lunga e affusolata per ricordare quella di una sirena.C'erano dei mostri simili in una serie di videogiochi: un mostro, donna-serpente, che avvelenava e poteva stordire, però, aveva la coda rossa e anche la testa era di rettile con un padiglione da cobra al posto dei capelli. Si chiamava lamia quel mostro, per l'appunto.Parlarono per un po' di tempo. Era assurdo: stava davvero chiacchierando con una donna serpente davanti a un fuocherello. Lei cercava di metterlo a suo agio, non molto difficile. La sua testa, ora, la sentiva più leggera; solo una minima pulsazione costante e un po’ fastidiosa: doveva essere veramente strafatto. Notò i capelli della ragazza, ancora bagnati, coprirle il petto; sotto, non osava nemmeno guardare, nonostante fosse nuda: sarebbe stato troppo evidente, visto quanto erano vicini. Se fosse stato sobrio avrebbe capito che anche lei era abbastanza ubriaca.«Allora, Dylan, ti sei pentito di essere venuto qui, stasera?» Domandò lei, interrompendo le riflessioni di Dylan.«Alla fine non sembra male, c'è stato un momento in cui ho temuto che fossi un mostro marino e volessi mangiarmi, ma è OK.»«Davvero…» Aveva cambiato tono di voce. Più basso, più caldo. «Perché se volessi andartene o scappare o avessi paura del mio lato meno umano, probabilmente, proverei a convincerti a restare qui, a tenermi compagnia... con ogni mezzo.» La frase si spense in modo allusivo. Alys lo stava guardando dritto negli occhi; si era portata una mano al mento e teneva l'indice sulle labbra. Dannazione! Finalmente si accorse di quanto fosse bella: sprizzava sensualità in ogni suo gesto. Stavolta il fisico non ignorò la presenza femminile e reagì prontamente.«Be’, forse non sono proprio sicuro; insomma, anche alla festa c'era un sacco di gente, ci si divertiva e tutto...»«Tanta gente? C'erano anche delle ragazze? Ragazze carine?»«Ehm, qualcuna sì, credo; voglio dire, ce ne saranno state, in giro…»La lamia si mosse sinuosamente intorno a lui. Seduto con le gambe incrociate si ritrovò con una donna serpente che gli stava girando intorno. Fece un paio di giri; non strinse le spire che lo avvolsero morbidamente. La sensazione era davvero strana: erano lisce e non erano fredde come le immaginava; probabilmente, aveva il sangue caldo. Anche in mezzo all'eccitazione e al cuore che sembrava sul punto di esplodere rimuginò su come potesse funzionare.È più serpente o più donna? Cosa mangia? I serpenti ingoiano le prede intere. Anche lei ingoierà le... Fu preso da una vampata d'imbarazzo. Oddio, ma poi come nascono i bambini? Faranno le uova? Ma quante ce ne sono? Perché nessuno le ha mai scoperte?L'imbarazzo e la confusione stavano danzando sul suo viso. La lamia intanto gli aveva tolto il maglione appoggiandolo a un lato del piumone.«Sembri confuso, c'è qualcosa che vuoi chiedermi?»«Qualcosa? Ci sono un sacco di cose, però non vorrei rovinare il momento.»«Facciamo così: adesso dimmi quella che ti preme di più, dopo posso rispondere a tutte le domande che riesci a farmi, va bene?»«OK, mi pare giusto. Allora, fammi pensare... Direi che quella sicura è: come mai non... cioè, ci sono leggende e roba così ma nessuno sa che esistono creature come te?»«Questa è una buona domanda – rispose, e poggiò la mano sul cavallo dei pantaloni di Dylan trovandovi l’erezione – Potrei stare qui per ore sulla risposta ma… riassumo.»Un sorriso malizioso preannunciava quello che sarebbe accaduto subito dopo.«Siamo creature strane, senza una spiegazione. Io stessa sono nata da normali genitori umani ma come vedi non sembro un essere umano. Siamo mutanti, scherzi della natura, spesso pericolosi. È meglio per tutti se ce ne stiamo per conto nostro, la società umana non fa per noi. Sei soddisfatto?» Mentre parlava ondeggiava ipnoticamente di lato; un movimento così fluido e preciso da sembrare un loop. Dylan non riusciva più a evitare di guardare i suoi stupendi seni; facevano capolino fra le ciocche rosse seguendo il movimento del corpo.«Sai, puoi toccare, se vuoi.»«Ah, sì, certo, non c'è bisogno che me lo dici, sono un esperto di ragazze e… sesso e… tutto.»«Sei così tenero, ti mangerei.»Fu lentissimo, ma accadde in un attimo. Il suo viso si avvicinò e sentì le sue labbra.Quella era la quarta ragazza che baciava. Aveva baciato la prima volta una bambina sua compagna di classe, a sette anni. Poi c'era stata un'altra compagna, a dodici. L'aveva fatto per una scommessa persa con Brian. L'aveva presa alla sprovvista; lei prolungò il bacio, come se le piacesse. Prese comunque uno schiaffo. La terza volta era stato con Lydia Chardon, la sua prima ragazza. Si erano incontrati a una ruolata, da lì era iniziato tutto; dopo un mese e due settimane si erano messi insieme. Lydia era una nerd totale: si vestiva spesso con tute; fisicamente era anche quasi carina, al limite tra il paffuto e il grasso, ma a lui non dispiaceva. Era dolce. Aveva capelli biondi ricci e occhi azzurri. Portava la terza di tette. Con lei c'era stato sei mesi e quattro giorni; se ne erano dati tanti, di baci, erano stati bene insieme. Peccato che alla prima litigata seria si fossero lasciati.Tutto questo era stato spazzato via da quel bacio. Si sentì sollevato, sospeso in un vortice di gioia e serenità. E lei, era semplicemente troppo bella.Aveva un viso dolce e rassicurante, un non so che di materno. I capelli rossi lunghi e soffici, sebbene arruffati dall'asciugatura al naturale. I suoi seni erano morbidi, gli davano la scossa ogni volta che lo sfioravano. Sulla pelle correvano alcuni tatuaggi tribali che la rendevano ancora più seducente: uno a sinistra dell'ombelico e l'altro, più grande, sulla schiena. Quel bacio intossicante arrivò al termine; si separarono. Quelli subito dopo furono i più bei momenti della sua vita, di cui avrebbe ricordato poco o niente.    

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